Land Art al Furlo – Casa degli artisti

News | 07/08/2022 22:08 | redazione

Il Furlo è talmente bello da sembrare sacro, un paradiso che l’uomo può solo onorare e difendere dagli altri esseri umani. Siamo nelle Marche Alte, tra Umbria, Toscana e Romagna, entroterra di Pesaro-Fano; partendo dal mare sabbioso dell’Adriatico, si attraversa la Valle del Metauro e dopo pochi chilometri, percorrendo l’antica Flaminia, ecco il maestoso sipario “strappato” dei due monti Paganuccio e Pietralata, in mezzo a loro, la Gola del Furlo, un canyon di travolgente bellezza. Sembra un teatro alpino con una vertigine di massi e rocce a picco sul fiume smeraldo, il Candigliano, un paesaggio all’apparenza più dolomitico che pre-appenninico. Eppure la catena umbra-marchigiana dell’Appennino è a poca distanza. Paura e incanto, questi sono i regali della Gola che abbraccia in un cerchio Villa Furlo, Sant’Anna del Furlo e Passo del Furlo: qui senti l’immensità del tempo, quando sai che il fiume da lassù ha lavorato e segato la pietra per milioni di anni, quando sai che tutto era sommerso e su in cima al monte c’era il mar Tirreno che con la sua risacca ha colorato la pietra. La Gola ciclopica del Furlo narra anche il nostro passato: questo non è solo un magnifico “riassunto” stratificato per geologi, un eden per naturalisti, un campo- catalogo per botanici, ma è anche un densissimo libro di storia squadernato davanti agli occhi. E’ un film che ti passa davanti, un binario che corre nel tempo, con queste due Vie che corrono verso il mare: la consolare Flaminia e il fiume Candigliano, poi affluente del Metauro.

E vedi passare la Storia: ecco gli Italici, gli Umbri, gli Etruschi che cercano una via d’uscita verso il mare, l’assedio dei Galli, le conquiste e le poderose costruzioni dei Romani e poi i Goti, i Bizantini, i Longobardi, e ancora i Franchi, gli Austriaci, i Francesi, e il lungo regno dello Stato Pontificio fino all’Unità d’Italia, le due Guerre.. tutto passa qui davanti. Il fiume scorre, il Furlo osserva. È rimasta qualche traccia dei passaggi: passa Federico Barbarossa, passa l’Imperatore Sigismondo, passa Lucrezia Borgia con il suo fastoso corteo nuziale, passa il Papa Giulio II con il corteo vociante di cardinali e di prelati… arriva Umberto di Savoia a inaugurare la Diga del Furlo, passa e spassa Mussolini, dicono, più di 50 volte con il suo seguito nerovestito. E poi i Tedeschi, con l’occupazione e la ritirata vigliacca, e infine, sfilano i Partigiani sulla Flaminia il 26 agosto del 1944, con le truppe di Liberazione. Per il Furlo e per l’Italia comincia uno dei periodi più esaltanti della sua storia: la Ricostruzione. Il momento d’oro per questi luoghi, ma forse dovremmo dire del Paese, si estese lungo tutto un trentennio, dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta, poi il continuo declino, la crisi perpetua, lo spopolamento dell’entroterra. Una volta c’era il lavoro duro con la pietra rosa, le cave e gli scalpellini, il festoso turismo di passaggio, il commercio, ma soprattutto per molti anni è andata avanti l’agricoltura e l’allevamento, quando sul Paganuccio e sul Pietralata, i Lari del Furlo, c’erano i pascoli La biodiversità non era una facile formula per i “fissati” del biologico, ma era un patrimonio naturale, una ricchezza che tutti avevano a portata di mano: l’orto, un maiale, delle oche, i conigli, i colombacc… tutta materia prima che ora possiamo solo sognare.


 

News | 07/08/2022 22:08 | redazione


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