News | 07/08/2022 22:08 | redazione
Il Passo del Furlo ha rappresentato una delle principali sfide dell’ingegneria romana lungo il tracciato della via Flaminia. La strada consolare, che per la prima volta unisce il Tirreno all’Adriatico, si snoda attraverso i valichi dell’Appennino e lungo le principali valli. Uno dei punti più difficili da superare, fu proprio il Passo del Furlo dove vennero posizionati imponenti sostruzioni, ponti e anche una galleria scavata nella dura e compatta roccia del Calcare Massiccio. La strada prende il nome da Gaio Flaminio, che nella sua azione politica aveva riservato una particolare attenzione alle terre dell’ager Gallicus; attorno 220 a.C. promosse la costruzione di una via che unisse Roma ad Ariminum (Rimini), come riportato nella Tavola Peutingeriana. La Flaminia fu poi migliorata da C. Sempronio (177 a.C.), da Augusto (27 a.C.) e da Vespasiano (76-77 d.C.) con opere di rettifica, bonifica, consolidamento, costruzione di ponti, ecc. Il percorso si snodava da sud-ovest a nordest su un territorio che in più punti mise alla prova gli ingegneri romani. In particolare, risultò molto complesso unire la parte che seguiva la Val Tiberina con la valle del Burano, dovendo superare l’insidioso valico della Scheggia e poi, lungo la valle del Candigliano, l’ostacolo costituito dalla stretta e impervia Gola del Furlo. La gola si presenta ancor oggi come un restringimento, una difficoltà morfologica, risolta con la costruzione di gallerie. Il Furlo oggi possiede quattro gallerie, ognuna delle quali rappresenta una tappa fondamentale nella storia del lavoro e della viabilità italiana. La prima galleria, non facilmente attribuibile come datazione, si pensa aperta trecento anni prima di Gaio Flaminio, misurava 8 metri in lunghezza, 3,30 in larghezza e 4,40 in altezza. Successivamente, l’imperatore Vespasiano, memore delle difficoltà incontrate dal suo esercito nell’attraversare il Furlo, decise di rendere più agevole il passaggio facendo scavare un’altra galleria, accanto a quella piccola, (che si chiamò prima Petra pertusa, poi Forulus, infine Furlo).
lavori per la sua costruzione durarono diversi anni con un grande impegno di uomini, (e fuoco, aceto, scalpelli, tutto realizzato con la sola forza fisica) ma al termine, la galleria aveva delle dimensioni di tutto rispetto: metri 38,30 di lunghezza, 5,40 di larghezza e 4,80 di altezza. Tra gli anni Ottanta e Novanta l’ANAS mise in opera un progetto di adeguamento della Flaminia con due gallerie unidirezionali parallele. La prima del 1985, la seconda del 1991, permettono ai viaggiatori di superare l’ostacolo in pochi minuti, anche se negano lo spettacolare panorama costituito dalle pareti di roccia a strapiombo che si tuffano nelle acque verdi-azzurre del bacino del Candigliano, contenuto dalla diga. Ma come si sa, il repertorio delle soluzioni adottate dagli architetti romani per far fronte a situazioni ambientali ostili furono diverse e molto articolate. Per creare un’idonea sede stradale fra le pareti verticali della gola si intervenne sia utilizzando imponenti sostruzioni sia con tagli nella roccia. A partire dalla cosiddetta “Grotta del Grano”, la strada poggia ancor oggi per lunghi tratti, sopra poderosi muri di sostruzione, solo in parte sommersi dall’acqua del lago artificiale. Si tratta di strutture in “opera quadrata”, alte in media 8-10 metri, che sorreggono la sede stradale per oltre mezzo chilometro Nel punto più impervio della gola, per superare lo sperone roccioso che chiudeva il passaggio, erano necessari imponenti muri di terrazzamento, alti almeno 30 metri, che non avrebbero comunque risolto completamente il problema, essendo soggetti all’azione erosiva del fiume che innescava continui fenomeni franosi. La soluzione definitiva, venne però solo con Vespasiano che promosse lo scavo della seconda galleria, ancor oggi percorribile. Un’iscrizione, visibile sopra l’ingresso orientale, ricorda nei secoli l’opera di Vespasiano. Superata la Gola, i problemi non cessarono. Fu infatti necessario tagliare per un lungo tratto verticalmente la parete rocciosa e creare in tal modo una solida sede alla via Flaminia ormai diretta, senza più ostacoli, che corre verso la più agevole ed ampia valle del Metauro, verso il mare Adriatico.
News | 07/08/2022 22:08 | redazione
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